Cenni storici

La presenza dell’uomo sul territorio di Leonforte risale al paleolitico superiore. Tracce del periodo neolitico si trovano sul monte Altesina, nella zona Bozzetta o Guzzetta e in contrada Mongiafora.
Un antichissimo insediamento umano sul monte Cernigliere è documentato da grotte e da una necropoli. Tale insediamento nel IV secolo a.c. si spostò più a valle presso le sorgenti del fiume Crysas dove, probabilmente, venne fondata l’antica città sicula di Tabas o Tavaca. Essa può essere considerata il nucleo primordiale su cui è sorta l’odierna Leonforte.
Durante il dominio bizantino ed in seguito di quello arabo, poco lontano, fu edificato un castello detto di Tavi, e si formò un casale nelle sue vicinanze. Con la conquista normanna il feudo passò da un signorotto all’altro fino a quando, durante la dominazione aragonese, a seguito della estensione in Sicilia del diritto di ereditarietà dei feudi, Nicolò Placido Branciforti, principe di Butera, conte di Raccuja, ricevette in eredità il feudo di Tavi.
Sicuramente l’abbondanza d’acqua, la fertilità dei campi ed il clima molto mite e temperato furono tra gli elementi che indussero il principe a scegliere questo luogo per fare sorgere un nuovo insediamento abitativo e popolarlo con il nome di Leonforte.
Leonforte, dunque, venne fondata con privilegio del vicerè e licenza della Regia Curia il 30 ottobre 1610 dal barone di Tavi N. Placido Branciforti sul cui stemma gentilizio troneggiava un leone coronato d’oro. Il nome Leonforte fu scelto per eternare la stirpe dei Branciforti nella cui storia si racconta di un tale Obizzo che nell’ anno 802, quando Carlo Magno guerreggiava contro i Longobardi, si trovava nell’esercito carolingio in qualità di alfiere porta bandiera. Nella battaglia fu assalito da tre nemici che gli mozzarono le mani nell’intento di impossessarsi della bandiera, ma Obizzo abbracciò con i moncherini la gloriosa insegna e resistette fino all’ arrivo dei soccorsi.
Carlo Magno, ammirandone il coraggio, lo ricompensò ordinando che la famiglia di lui, da brachiisfortibus, assumesse il nome di Branciforti e che lo stemma gentilizio fosse un leone con una corona d’oro e due zampe mozze che con i moncherini sostiene l’orifiamma spiegata con tre gigli.
Il possedimento, il cui impianto urbanistico fu realizzato con avanzati criteri culturali e precisi schemi rinascimentali, arricchito con molte chiese e fontane di stile barocco, fu elevato a rango di principato il 24 luglio 1622. Per circa due secoli e mezzo i Branciforti governarono la città e vi dimorarono sia pure stagionalmente.

Via via la città si andò ingrandendo e si andò affermando una notevolissima attività artigianale connessa alla produzione di manufatti in terracotta, alla concia delle pelli, alla esistenza di una filanda e di alcune miniere di zolfo.
Gradatamente, però, i Branciforti vennero affievolendo il loro legame con la città finchè il 14 novembre 1852 Giuseppe, ottavo ed ultimo principe della dinastia, volendosi stabilire definitivamente a Parigi, vendette la città ed ogni suo bene immobile a Giovanni Calogero Li Destri, conte Bonsignore.
Da questo momento in poi Leonforte, come molti altri centri dell’ entroterra siciliano, ha continuato a vivere e convivere con tutte le vicissitudini, le tensioni, le contraddizioni e le passioni storiche e politiche dell’universo concettuale moderno.

Economia e territorio

Leonforte, sulla scorta dei dati rilevati dall’ISTAT alla data del 01/01/2023, risulta essere una cittadina di 12.167 abitanti, di cui 5.919 maschi e 6.248 femmine.
Situata a 625 metri s.l.m. nel cuore della Sicilia, dista 22 Km (sua sede provinciale di Enna, 7 Km dalla stazione ferroviaria di Pirato situata lungo la linea Palermo – Catania e 13 Km dallo svincolo autostradale di Mulinello (A19 PA- CT).
Si colloca sulle pendi ci meridionali dei monti Erei a sud del monte Altesina e domina con altri centri viciniori (Assoro, Enna, Calascibetta) la regione sorgentifera del fiume Dittaino.
In posizione amena, al centro di una zona ricchissima d’acqua, possiede un territorio esteso 8.409 ettari, con una economia basata essenzialmente sul terziario pubblico, sulla produzione di frumento, viti, mandorli, ulivi, agrumi e sull’ allevamento di ovini, suini e bovini.
Colture di pregio che fanno apprezzare Leonforte sono le fave e il pesco. La “fava larga”, e “la pesca settembrina o tardiva”, rappresentano infatti dei prodotti ai eccellenti qualItà che risultano molto apprezzati dai consumatori e richiesti dal mercato.
Il fenomeno emigratorio e il progressivo abbandono delle terre continuano a penalizzare fortemente sia la produzione agricola sia le attività artigianali un tempo molto sviluppate.
Rilevanti invece sono le odierne attività commerciali ed imprenditoriali che, relazionandosi con nuove realtà in via di espansione, stanno conoscendo un discreto sviluppo.

Ultimo aggiornamento

11 Marzo 2024, 08:05