U Stazzuni

“U Stazzuni”

Ubicazione: sulla destra della strada provinciale Leonforte – Calascibetta
Anno di costruzione: sconosciuta

Notizie storiche

Le fabbriche per lavorare le argille esistevano prima che Leonforte venisse fondata.
Quest’ultima fabbrica di mattoni, di tegole e quanto altro si può ricavare dalla manipolazione e cottura delle argille ha cessato la sua attività nel 1974.
Essa sorgeva ai piedi della trazzera di San Rocco all’entrata sud di Leonforte. Poco oggi resta dello “stazzuni”; solo i ruderi delle fornaci e delle relative tettoie “pinnate” testimoniano un passato in cui la manifattura dei mattoni, delle mattonelle, delle tegole e di altri laterizi rappresentava una fonte di lavoro e una risorsa economica per la comunità.
“‘U stazzuni” era costituito da quattro settori: il “piano”, uno spazio di un centinaio di metri quadrati in terra battuta che serviva per depositare e fare asciugare i manufatti appena modellati; un capanno che serviva per conservare gli attrezzi di lavoro; un’ampia tettoia costituita da una pergola (di 15 – 20 mq.) chiamata “loggia”, sotto e a lato della quale si trovavano rispettivamente i banconi di pietra in cui avveniva la manipolazione dei manufatti e la “scifedda” nella quale si attuava l’impastatura delle argille; infine i locali di cottura dei laterizi e le relative tettoie.
La stagione della creta cominciava ad aprile e si chiudeva in ottobre. I materiali provenivano dalle vicine contrade dei “Cozzarelli” e del “Vauzo” e dalla loro combinazione col tritume di paglia si realizzava un impasto ottimale per la manifattura dei vari laterizi.
Dopo essere stati modellati, i vari manufatti venivano fatti essiccare per circa una settimana; quindi si infornavano per la cottura che si concludeva nel giro di un giorno o poco più, quando dal camino della fornace si espandeva nell’aria una fumata gialla.
L’arte della creta fatta di manualità, di esperienza e di ingegno, conobbe attorno agli anni ‘ 50 un periodo di grande sviluppo specie nel settore delle tegole, il cui impasto veniva modellato con apposite forme chiamate “modiru”.
Ma quando sul mercato edilizio furono immessi i laterizi industriali, gli artigiani del luogo non riuscirono a competere con la concorrenza e nel giro di pochi anni abbandonarono il campo.

I resti dello “stazzuni” è possibile osservarli sulla destra della strada provinciale Leonforte – Calascibetta, subito dopo avere oltrepassato l’arco della Porta Palermo.

Ultimo aggiornamento

2 Novembre 2020, 09:48